GIACOMO LEOPARDI
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Abbiamo già dato notizia delle opere giovanili (le tragedie “La virtù indiana” e “Pompeo in Egitto”, la “Storia dell’astronomia” e il “Saggio sopra gli errori popolari degli antichi”). Fra le opere di critica letteraria segnaliamo il commento alle “Rime” del Petrarca e due “Crestomazie” della prosa e della poesia italiana. Fra le opere in versi ricordiamo “I nuovi credenti” (una satira contro tre critici napoletani che, prima atei per compiacere alla moda francese, poi ferventi cristiani per... compiacere alla nuova tendenza generale, accusavano il Leopardi di empietà), la “Guerra dei topi e delle rane” (rifacimento della “Batracomiomachia” attribuita ad Omero) ed i “Paralipomeni (= le cose tralasciate) della Batracomiomachia” (un poemetto in otto canti in cui si fa la caricatura degli Austriaci - i granchi -, dei papalini - le ranocchie - e dei Napoletani o degli Italiani in generale - i topi - in guerra tra loro). Ben
più significative sono le opere in
prosa -
lo “Zibaldone”
raccoglie appunti di
varia natura vergati su 4526
pagine dal Leopardi nel corso
dell’intera sua esistenza ed affidati
al Ranieri. Pur essendo stato compilato
per uso personale, presenta uno stile
accurato, limpido e fresco. Fu
pubblicato una prima volta tra il 1898
ed il 1900 col titolo di
“Pensieri
di varia filosofia e di bella
letteratura” -
i “CXI
Pensieri” furono scritti a
Napoli e pubblicati a Firenze, nel 1845,
a cura del Ranieri: comprendono
riflessioni e sentenze sui comportamenti
dell’uomo con l’intento di metterne
in luce soprattutto l’indole malvagia; - l’ “Epistolario” comprende più di novecento lettere, utilissime per penetrare più addentro nell'intimo del Poeta, indirizzate a familiari ed amici: sono pagine ricche si sentimento ed intrise di lacrime, che integrano stupendamente i “Canti” e le “Operette” per la elaborazione della “storia dell’anima” leopardiana. |