ALTRI
|
Giuseppe Bonghi Biografia - La presente Biografia può essere riprodotta su qualsiasi tipo di supporto magnetico, ma non su carta in qualsiasi forma. Per i diritti d'autore rivolgersi a Giuseppe.Bonghi @mail.fausernet.novara.it - Luigi
Pirandello nasce ad Agrigento (l'antica colonia greca di Akragas che si
chiamerà Girgenti fino al 1927) in una tenuta paterna detta "il
Caos", da Stefano Pirandello, garibaldino durante la spedizione dei
Mille, e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, sorella di un suo
compagno d'armi, di famiglia tradizionalmente antiborbonica (questo dato
autobiografico sarà importante durante la stesura del romanzo I vecchi e
i giovani. Frequentata la scuola nella città natale fino al secondo anno
presso l'Istituto Tecnico, dal 1880 lo troviamo a Palermo dove frequenta
gli studi liceali e dove la famiglia si era trasferita dopo un dissesto
finanziario. Dopo le prime opere di poesia, scritte in Germania, a Roma comincia a collaborare a giornali e riviste con articoli e brevi studi critici e nel 1897 accetta l'insegnamento presso l'Istituto Superiore di Magistero femminile di Roma. Nel 1897 e nel 1899 gli nascono i figli Rosalia (Lietta) e Fausto. Il 1893 è un anno particolarmente difficile, perché un allagamento nella miniera di zolfo del padre, nella quale aveva investito la dote patrimoniale della moglie, provoca il dissesto finanziario suo e del padre insieme ai primi segni della malattia mentale della moglie, che si aggraverà sempre di più fino ad essere ricoverata in ospedale. Nel 1901 pubblica il romanzo L'esclusa (scritto nel 1893) e nel 1902 Il turno; nel 1904 ottiene il primo vero successo con Il fu Mattia Pascal. Nel 1908 diventa ordinario dell'Istituto superiore di Magistero, risolvendo in parte i suoi problemi economici, e pubblica due importanti saggi: L'umorismo e Arte e Scienza, che scateneranno un contrasto molto vivace con Benedetto Croce che si protrarrà per molti anni. Nel 1909 pubblica il romanzo I vecchi e i giovani e l'anno seguente rappresenta i suoi primi lavori teatrali: La morsa e Lumie di Sicilia.. Nel frattempo continua a scrivere e pubblicare novelle che assumeranno il titolo generale di Novelle per un anno. Il
1915 è uno degli anni più tristi della vita di Pirandello sia per
l'entrata in guerra dell'Italia e per il figlio Stefano che parte
volontario per il fronte, dove abbastanza presto verrà fatto prigioniero,
sia per la morte della madre, verso la quale nutriva un sentimento non
solo di amore filiale, ma anche di partecipazione ai suoi intimi segreti
dolori, causati da un carattere troppo 'vivace' del marito.
Introduzione generale
IL FATTO, DAL VERISMO AL DECADENTISMO Al
centro, sia della concezione realistico-verista che di quella del
Decadentismo, e quindi dell'umorismo pirandelliano, troviamo il fatto,
ciò che è accaduto secondo la volontà o indipendentemente dalla volontà
dei protagonisti. Sempre quel nodo, sempre, irritante, opprimente, alla gola. Vedeva addensarsi, concretarsi intorno a lei una sorte iniqua, ch'era ombra prima, vana ombra, nebbia che con un soffio si sarebbe potuta disperdere: diventava macigno e la schiacciava, schiacciava la casa, tutto; e lei non poteva più far nulla contro di essa. Il fatto. C'era un fatto. qualcosa ch'ella non poteva più rimuovere; enorme per tutti, per lei stessa enorme, che pur lo sentiva nella propria coscienza inconsistente, ombra, nebbia, divenuta macigno; e il padre che avrebbe potuto scrollarlo con fiero disprezzo, se n'era invece lasciato schiacciare per il primo. Era forse un'altra, lei, dopo quel fatto? Era la stessa, si sentiva la stessa; tanto che non le pareva vero, spesso, che la sciagura fosse avvenuta.
Il fatto con le sue
conseguenze schiaccia come un macigno i personaggi, anche quando questo è
inconsistente, e li costringe a vivere in un determinato modo, a prendere
decisioni accettate dalla massa (e in una società` maschilista è sempre
l'uomo che decide, anche per le donne): Marta viene scacciata di casa,
dopo essere stata scoperta mentre leggeva una lettera inviatale da
Gregorio Alvignani ed è costretta a ritornare presso il padre, la sua
famiglia viene infangata inesorabilmente ed emarginata dalla "società`
civile", della quale non potrà` più far parte fino a quando lo
stesso fatto non verrà` cancellato in modo credibile e verosimile per la
massa da colui che aveva preso la prima grave decisione, dal marito Rocco
Pentàgora. In linea generale possiamo definire la struttura verista come una catena circolare di fatti nella quale ciascun fatto è conseguenza del precedente e causa di quello susseguente secondo gli schemi seguenti, circolare chiusa o a catena chiusa. I seguenti due schemi mostrano visivamente la differenza tra la struttura verista e quella usata da Pirandello:
struttura circolare chiusa
F1 è
F2 ì
î Fn
F3 ë
í F5 ç F4 schema 1
struttura a catena aperta
F1 è F2 è F3 è F4 è F5 è Fn è schema 2
Nella struttura circolare chiusa il Fatto n.1 è causa di F2 che è causa a sua volta di F3 e conseguenza di F2, ecc.; Fn, infine, è conseguenza di F5 e causa di F1, chiudendo cosi la circolarità della struttura. Con F(fatto), in particolare, intendiamo sia il fatto in sé e il personaggio che lo ha vissuto, che la condizione sociale generale nella quale è stato generato e ha a sua volta generato conseguenze.
CONCETTO DI UMORISMO
Per analizzare l'opera pirandelliana è innanzitutto importante capire il concetto di umorismo, perché questo diventa lo strumento con cui rappresentare, nella narrativa o sulla scena teatrale vicende e personaggi. Per una maggiore chiarezza, serviamoci delle stesse parole che Pirandello usa nel Saggio sull'umorismo del 1908: Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca (composizione di olii vari, ndr.), e poi tutta goffamente imbellettata e parata di abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi cosi come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s'inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico.
L'umorismo è, quindi, un
processo di rappresentazione della realtà, delle vicende e dei
personaggi; durante la concezione e l'esecuzione dell'opera la riflessione
non è un elemento secondario, ma assume un ruolo di notevole importanza,
perché è solo attraverso di essa che possiamo capire la vicenda che si
svolge sotto i nostri occhi. La riflessione è "come un
demonietto che smonta il congegno delle immagini, del fantoccio messo su
dal sentimento; lo smonta per vedere come è fatto; scarica la molla, e
tutto il congegno ne stride convulso", come stridono i personaggi
sotto l'occhio acuto dello scrittore; ed è sempre attraverso la riflessione
che i vari elementi della struttura dell'opera vengono coordinati,
accostati e composti, sfuggendo al caos delle sensazioni e dei
sentimenti.
Non che all'umorista però piaccia la realtà! Basterebbe questo soltanto, che per poco gli piacesse, perché, esercitandosi la riflessione su questo piacere, glielo guastasse. Questa riflessione si insinua acuta e sottile da per tutto e tutto scompone: ogni immagine del sentimento, ogni finzione ideale, ogni apparenza della realtà, ogni illusione. ... Tutti i fenomeni, o sono illusorii, o la ragione di essi ci sfugge, inesplicabile. Manca affatto alla nostra conoscenza del mondo e di noi stessi quel valore obiettivo che comunemente presumiamo di attribuirle. È una costruzione illusoria continua. In questa nuova visione della realtà si verifica lo scontro tra l'illusione, che costruisce a suo modo, e la riflessione, che scompone una ad una quelle costruzioni; ma gli effetti sono diversi nei differenti approcci con la realtà: Ora la riflessione, sì, può scoprire tanto al comico quanto all'umorista questa costruzione illusoria. Ma il comico ne riderà solamente, contentandosi di sgonfiar questa metafora di noi stessi messa sù dall'illusione spontanea; il satirico se ne sdegnerà; l'umorista, no: attraverso il ridicolo di questa scoperta vedrà il lato serio e doloroso; smonterà questa costruzione, ma non per riderne solamente; e in luogo di sdegnarsene, magari, ridendo, compatirà Ciascuno vive la propria vicenda in una condizione di distacco dagli altri personaggi, come in un proprio mondo, tutti sottomessi alle medesime regole, ma ciascuno coi propri sentimenti e con la propria visione della vita, coi propri concetti di vero e di falso, di reale e di normale, di bello e di brutto, di giusto e di ingiusto: ciascuno con le proprie speranze e le proprie illusioni, e l'illusione più alta e profonda è che la propria realtà sia quella vera e la sola vera. Oggi siamo, domani no. Che faccia ci hanno dato per rappresentare la faccia del vivo. Un brutto naso? Che peso doversi portare a spasso un brutto naso per tutta la vita... Maschere, maschere... un soffio e passano, per dar posto ad altri... Ciascuno si racconcia la maschera come può. La maschera esteriore, perché dentro poi c'è l'altra, che spesso non si accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna, vero il sasso, vero un filo d'erba; ma l'uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo di quella tal cosa che egli in buona fede si figura di essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc. E questo fa tanto ridere a pensarci. Per Pirandello le cause, nella vita, non sono mai così logiche come lo possono essere nell'opera narrativa o teatrale, in cui tutto è, in fondo, congegnato, combinato, ordinato ai fini che lo scrittore si è proposto, anche se sembra in alcuni casi che il procedimento sia libero e casuale. Perciò nell'umorismo non possiamo parlare di coerenza, perché in ogni personaggio ci sono tante anime in lotta fra loro, che cercano di afferrare la realtà: l'anima istintiva, l'anima morale, l'anima affettiva, l'anima sociale, e i nostri atti prendono una forma, i personaggi assumono una maschera, la nostra coscienza si atteggia a seconda che domini questa o quella, a seconda del momento; per questo ciascuno di noi ritiene valida una determinata interpretazione della realtà o dei nostri atti e mai può essere totalmente d'accordo con l'interpretazione degli altri, in quanto la realtà e il nostro essere interiore non si manifestano mai del tutto interi, ma ora in un modo ora in un altro, }come volgono i casi della vita~ .Pirandello guarda dentro la vicenda e i personaggi, ed agisce come il bambino che rompe il giocattolo per vedere come è fatto den |