ALTRI
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I) Nasce a Pescara nel 1863 da
famiglia borghese di possidenti. Compie gli studi liceali presso un
collegio di Prato. Appena sedicenne pubblica il primo volumetto di poesie,
Primo vere, che, pur essendo influenzato dalle Odi barbare
del Carducci, ottiene notevole successo. II) Nell'82 si
trasferisce a Roma per gli studi universitari, ma, pur essendosi iscritto
alla facoltà di Lettere, non riuscirà mai a conseguire la laurea. In
quegli anni preferisce frequentare gli ambienti letterari, giornalistici e
mondani della capitale, iniziando subito una notevole attività di
giornalista e scrittore (collabora a importanti riviste culturali).
Persino il Carducci lo apprezza e lo incoraggia. Praticamente egli diventa
lo scrittore preferito dell'alta società romana. III) Sino al 1910
la sua vita fu caratterizzata da un intenso lavoro letterario e da
esperienze stravaganti con le quali sapeva attirare l'attenzione su di sé.
Dagli amori d'occasione (in particolare quello con Eleonora Duse, la più
celebre attrice dell'epoca), nonostante si fosse sposato nell'83, ai
duelli con la sciabola, dalle frenetiche corse equestri alla passione per
i primi voli aeronautici, dal gusto di arredare celebri ville al disprezzo
verso i suoi creditori, dai soggiorni prolungati in un ex-convento degli
Abruzzi per scrivere i suoi romanzi, al servizio militare che volle
prestare presso il Reggimento dei Lancieri di Novara, dalle crociere in
Grecia all'elezione a deputato parlamentare di estrema destra (con un suo
programma autoritario e nazionalistico, vicino alle posizioni del Crispi),
fino al teatrale passaggio all'estrema sinistra, a motivo del disprezzo
che nutriva per la classe dirigente italiana. I socialisti però non lo
presero mai sul serio. Da allora comunque non venne più rieletto. IV) Nel 1910
l'impossibilità di far fronte agli ingenti debiti accumulati con la sua
vita lussuosa e dispendiosa, lo obbliga a emigrare in Francia, a Parigi,
dove fu accolto con un entusiasmo mai concesso prima ad un autore
italiano. La sua fama di poeta, infatti, si era estesa anche fuori
d'Italia. A Parigi lo raggiunge una delegazione di studenti di Bologna per
indurlo ad accettare la cattedra di letteratura italiana che il Pascoli
aveva lasciato vacante, ma rifiutò l'invito. V) Allo scoppio
della prima Guerra mondiale (1915), torna in Italia, coll'intenzione di
scendere in campo contro gli Imperi centrali (Austria e Germania).
Pronuncia un famoso discorso interventista presso la scogliera di Quarto,
già punto di partenza dell'impresa garibaldina, e si arruola come
volontario nell'esercito italiano, compiendo audaci e clamorose imprese
belliche, per cielo per terra e per mare, che gli valsero il grado di
colonnello, 5 medaglie d'argento e una d'oro. Subì numerose ferite, la più
grave delle quali fu la perdita di un occhio. VI) Finita la
guerra si oppone al trattato di pace di Versailles che non aveva permesso
all'Italia di occupare Fiume. Con alcune centinaia di
"legionari" s'impadronisce della città, instaurandovi un
governo personale, che dura sino al Natale del 1920, allorché il governo
di Roma, timoroso di complicazioni internazionali, pose fine all'impresa
con l'invio di truppe. VII) D'Annunzio si
ritira a Gardone, sul lago di Garda, in una villa ove allestisce un museo
della sua vita artistica e militare. Appoggia con entusiasmo l'ascesa del
fascismo al potere. Nel 1924, in occasione della celebrazione
dell'annessione di Fiume all'Italia, ottiene riconoscimenti onorifici dal
Re e dal Governo, il quale decreta l'edizione nazionale di tutte le sue
opere. Tuttavia, i suoi ultimi anni, sino alla morte avvenuta nel 1938, li
passerà pressoché in solitudine. Ideologia
e poetica VIII) D'Annunzio fu
lo scrittore che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento ebbe
la risonanza più vasta di pubblico e influì in modo determinante sulla
letteratura e sul costume del tempo. Egli è passato attraverso le
seguenti fasi: a) Fase edonistica
e sensuale (vedi ad es. il romanzo Il piacere). I protagonisti dei
suoi romanzi sono esteti raffinati, moralmente indifferenti ai drammi
della vita, individualisti, interessati al piacere sensuale: sul piano
intellettuale vi è la ricerca delle frasi ad effetto, che colpiscono
l'immaginazione. b) Fase
superomistica (scopre la filosofia di Nietzsche e anticipa quella del
fascismo italiano. Vedi ad es. i romanzi Il trionfo della morte, Le
vergini delle rocce, Il fuoco). Rifiuta esplicitamente l'etica
cristiana fondata sulla carità e sulla fratellanza, afferma la volontà
di potenza, che si deve incarnare in momenti eccezionali, in
un'aristocrazia (di sangue e di stirpe) che guidi i destini dell'umanità:
di qui la valorizzazione della civiltà greco-romana e del Rinascimento;
di qui l'idea di una missione di potenza e grandezza della nazione
italiana da realizzarsi con le imprese militari e colonialistiche. In
questa fase il poeta sente di rappresentare gli interessi della media
borghesia italiana, i suoi sogni proibiti: la forza fisica, le
straordinarie capacità erotiche, il coraggio indomito, l'eleganza
raffinata (nei modi e nel vestire), l'eloquenza nel parlare, l'avventura
impossibile, il vivere rischioso, il lusso sfarzoso, l'esaltazione della
patria che dev'essere forte e potente, la difesa dell'ordine costituito
contro il ribellismo sociale. [Non dimentichiamo che l'Italia aveva
raggiunto da poco l'unificazione nazionale e che per potersi sviluppare in
modo capitalistico aveva bisogno di terre da conquistare e di imporsi a
livello europeo, facendosi spazio tra le due grandi potenze: Inghilterra e
Francia.] c) Fase del
riflusso: inizia poco prima della guerra mondiale (a partire dalla
Contemplazione della morte, che è del 1912). Il poeta, profondamente
deluso, si ripiega su se stesso, provando un senso di nausea e di
stanchezza per il suo frenetico attivismo degli anni precedenti. Si
rifugia nelle memorie dell'infanzia, si sente sconfitto. A tale situazione
reagirà con l'impegno militare durante la guerra, ma la sua produzione
letteraria era già finita. IX) Notevole dunque
la varietà degli atteggiamenti. Anche a livello letterario egli assimila
le tendenze più diverse. In prosa, all'inizio, sperimenta la poetica dei
naturalisti francesi (Zola) e dei veristi italiani (Verga), svuotandoli
però del loro contenuto ideologico e sociale. Ciò che gli preme è la
tecnica descrittiva: obiettiva, minuziosa, impassibile. Tuttavia, il
D'Annunzio è ben lontano dall'obiettività degli autori francesi e dal
pessimismo tragico del Verga. La sua insistenza è piuttosto sui temi
dell'orrido, del primitivo, del vizio: l'umanità che viene rappresentata
è semibarbara, violenta, radicata nelle proprie superstizioni. Il
D'Annunzio vuole esprimere sensazioni forti ma meramente fisiologiche
(vedi ad es. Novelle della Pescara). X) Poi passa ai
moduli stilistici carducciani, in poesia, anche se la sensuale
rappresentazione della figura femminile e dell'amore sono temi estranei al
Carducci. Poi si lascia influenzare dal romanzo russo di Tolstoi e
Dostojevskij, pensando di dover trattare temi più impegnativi, come ad
es. quello del rimorso per un delitto commesso (vedi i romanzi Giovanni
Episcopo e L'innocente). E poi ancora ha accolto le forme
tradizionali del "dolce stilnovo", e così via. Come si può
notare, notevole è la superficialità dei temi trattati e dei contenuti
poetici. Anche nello stile, troppo estetizzante, retorico, erudito,
artificiale, con molta difficoltà si possono cogliere situazioni o drammi
realistici. La parola viene ricercata più per il suono che per il suo
significato. XI) In sintesi:
l'influenza letteraria del D'Annunzio sulle nuove generazioni s'è fatta
sentire quando egli ha abbinato al suo iniziale estetismo (fase
"a") il culto del superuomo e l'esaltazione nazionalistica (fase
"b"). I temi maggiormente accettati e condivisi dall'opinione
pubblica della media borghesia sono stati: una concezione aristocratica
della vita nutrita di volontà di dominio, di amore per la violenza,
noncuranza del pericolo, capacità di aderire al mondo con tutti i propri
sensi, il culto della bellezza (che per lui è una linea discriminante
degli eletti dalla "plebe"), rifiuto dell'Italia ufficiale (del
suo regime parlamentare, dei suoi compromessi, della sua debolezza nei
confronti delle masse popolari e del movimento socialista, che erano
insofferenti alle contraddizioni della società borghese). XII) Va inoltre ricordato che in Italia, per alcuni decenni, tutta la nostra letteratura o nascerà in polemica con lui (i crepuscolari, Svevo, Pirandello) o assorbirà da lui (i futuristi). Egli ha offerto al nazionalismo e al fascismo molti miti. E' stato maestro di quell'arte oratoria che sarà poi dei fascisti e di Mussolini. Ha divulgato uno stile snobistico di vita che ha attecchito anche nella piccola borghesia. Ha influenzato notevolmente il nascente cinema italiano. |
Copyright © 1999 Luigi De Bellis