Luigi Tripodaro
Giuseppe Bonghi
Appunti di Storia della Letteratura italiana
Grazia Deledda
Per lo studio degli ambienti e dei problemi umani, la Deledda si avvicina al Verismo, di
cui condivide il regionalismo, l'attenzione per i costumi e per gli aspetti sociali, la
scelta di un linguaggio immediato e concreto. Essa dimostra però nello stesso tempo
originalità nel modo di interpretare le varie vicende e soprattutto per quanto riguarda
la sua concezione della vita umana. Si distacca perciò dai canoni naturalistici, in
quanto allo studio distaccato e scientifico delle cose preferisce la ricerca dei valori e
dei problemi morali insiti nella coscienza degli uomini ed alla descrizione degli ambienti
e dei fatti sente la necessità di aggiungere la sua visione pessimistica e amara della
vita.
Pertanto nei suoi romanzi osserviamo che
la vicenda umana le appare come una lotta tra peccato e volontà di riscatto, tra passioni
elementari e inarrestabili ed intima volontà di giustizia e di purezza; in questa lotta,
inoltre, gli uomini appaiono, come dice il titolo di un romanzo, come canne al vento,
ossia come creature fragili alle prese con il destino, a cui si oppongono in nome dei loro
valori essenziali e spontanei, senza assumere atteggiamenti eroici. Essi appaiono in
realtà quasi sempre privi di una volontà ferma e decisa, mentre dimostrano dignità
nella sofferenza ed intensa aspirazione al riscatto quando sono vittime delle passioni.
I personaggi della Deledda sono pertanto
caratterizzati da aspetti elegiaci più che drammatici, così come il mondo a cui
appartengono appare sostanzialmente statico, regolato da leggi millenarie. Questa visione
che la scrittrice ha della vita e gli sfondi primitivi e naturali, ravvivati da assidui
riferimenti folcloristici o relativi alla cultura sarda in genere, su cui si proiettano le
vicende sono all'origine del fascino e del valore poetico che caratterizzano molti
romanzi. Fra questi sono da ricordare in primo luogo Anime oneste (1895), Elias
Portolu (1903), Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915), La
madre (1920).
© 2000 - by prof. Giuseppe Bonghi
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Ultimo aggiornamento: 16 luglio, 2000