Dante Alighieri

Epistola IX


Epistula IX

Epistola IX

Serenissime atque piissime domine domine Margarite celestis miserationis intuitu Romanorum regine et semper Auguste, devotissima sua G. de Batifolle Dei et Imperii gratia largiente comitissa in Tuscia palatina, flexis humiliter genibus reverentie debitum exhibe. Alla serenissima e piissima donna Margherita, per provvidenza della celeste misericordia regina dei Romani e sempre Augusta, la sua devotissima G. de Batifolle per grazia concessa da Dio e dall'Impero contessa palatina in Toscana, presenta la dovuta riverenza   umilmente inginocchiata.
     Regalis epistole documenta gratuita ea qua potui veneratione recepi, intellexi devote. Sed cum de prosperitate successuum vestri felicissimi cursus familiariter intimata concepi, quanto libens animus concipientis arriserit, placet potius commendare silentio tanquam nuntio meliori non enim verba significando sufficiunt ubi mens ipsa quasi debria superatur. Itaque suppleat regie Celsitudinis apprehensio que scribentis humilitas explicare non potes.

     At quamvis insinuata per litteras ineffabiliter grata fuerint et iocunda, spes amplior tamen et letandi causas accumulat et simul vota iusta confectat. Spero equidem, de celesti provisione confidens quam nunquam falli vel prepediri posse non dubito et que humane civilitati de Principe singulari providit, quod exordia vestri regni felicia semper in melius prosperata procedent. Sic igitur in presentibus et futuris exultans, ad Auguste clementiam sine ulla hesitatione recurro, et suppliciter tempestiva deposco quatenus me sub umbra tutissima vestri Culminis taliter collocare dignemini, ut cuiusque sinistrationis ab estu sim semper et videar esse secura.

      Ho appreso devotamente le spontanee informazioni della regale lettera che ho ricevuto con la venerazione che ho potuto. Ma quando ho letto l'amichevole narrazione della prosperità dei successi della vostra felicissima venuta, quanto si sia allietato l'animo ben disposto di chi scrive, piace piuttosto affidare al silenzio come al miglior messaggero; non bastano, infatti, le parole ad esprimere quando la mente stessa quasi ebbra è vinta. Supplisca pertanto la comprensione della regale Altezza a capire ciò che l'umiltà della scrivente non può spiegare.
      Ma per quanto le cose riferite per per mezzo della lettera siano state ineffabilmente gradite e liete, tuttavia una maggiore speranza accumula ragioni per rallegrarsi e insieme augura il compimento dei vostri giusti desideri. Da parte mia spero, confidando nella celeste provvidenza, che, non dubito, mai può sbagliare o ostacolata e che provvide a dare all'umana civiltà un Principe così unico, che i felici esordi del vostro regno procedano prosperi sempre in meglio. Così dunque, esultante nei presenti e nei futuri avvenimenti, ricorro senza alcuna esitazione alla clemenza di Augusto e supplice chiedo con insistenza, per quel che mi riguarda, che vi degniate di pormi sotto l'ombra sicurissima della vostra Altezza affinché io sia sempre e mi sembri di essere sicura dal gorgo di ogni disgrazia.


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© 1997 - by prof. Giuseppe Bonghi - E-mail: Giuseppe.Bonghi@mail.fausernet.novara.it

Ultimo aggiornamento: 07 febbraio 1998